La sua fortuna risiede nel processo di identificazione, che ha portato il
pubblico italiano (e non solo) a specchiarsi nelle sfortunate vicende che affliggono il povero
ragioniere. Chi, infatti, non riduce al minimo il tempo necessario a prepararsi
per andare al lavoro e godersi un po’ più di sonno? Chi non ha un amico che
organizza agghiaccianti eventi mondani come fa il ragionier Filini? Chi non è
frustrato dal lavoro? Chi non è oppresso e sfruttato da qualcuno? Chi non vede
l’ora di fuggire come un centometrista dall'ufficio? Nessuno, o quantomeno una
ristretta minoranza. Fantozzi è dunque l'icona dell'italiano medio di ieri,
di oggi e probabilmente di domani, racconta con i giusti eccessi il comportamento di
una società che, malgrado il tempo passi inesorabilmente, attraversando mode e
tendenze politiche, di fatto resta sempre se stessa. Le persone si sentono
partecipi delle sue sventure perché sono consapevoli che, in un modo o
nell’altro, sono anche le loro. La differenza tra il rag. Fantozzi e gli altri
personaggi comici risiede proprio in questo aspetto. Del resto non c’è futuro per una
“maschera” se non scatta l’identificazione.
"...perchè io ho una caratteristica: loro non lo sanno, ma io sono indistruttibile, e sai perché? Perché sono il più grande "perditore" di tutti i tempi. Ho perso sempre tutto: due guerre mondiali, un impero coloniale, otto - dico otto! - campionati mondiali di calcio consecutivi, capacità d'acquisto della lira, fiducia in chi mi governa...e la testa, per un mostro...per una donna come te."
Fantozzi ragionier Ugo, matricola 1001/bis
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